(fotografata a Ciampino- Lazio)
Cheiranthus cheiri = Erysimum cheiri (L.) Crantz
VIOLACCIOCCA

Brassicaceae.Altezza 30-60 cm, pianta eretta, con foglie verde scuro, lanceolate.
I fiori larghi 1-2 cm, generalmente gialli (ma esistono varietà con fiori bianco, arancio, scarlatto, cremisi e porpora) riuniti in racemo densi, hanno 4 petali oblungo- arrotondati,disposti a croce, talvolta sono profumati; compaiono nei primi mesi di aprile e maggio.
Vecchi muri, dirupi e su rocce calcaree, dal piano fino a 1000 m.
Diffusa in tutto il territorio. Stirpe ottenuta attraverso specie endemiche dell’area dell’Egeo, già nota nel Medioevo e naturalizzata poi in tutto il territorio. Europa, Italia.
uno dei nomi del genere dato da Linneo nel 1735 “Cheiranthus cheiri” (sinonimo), sembra di derivazione greca “cheir” = mano ed “anthos”= fiore, volendo significare un fiore che si teneva in mano per il suo profumo e per il suo apprezzamento simbolico. Il nome odierno dato dai botanici è “Erisymum cheiry”, il cui significato non è chiarissimo, forse di derivazione greca “ eruomaï ”= guarire, salvare riferendosi alle proprietà terapeutiche che gli antichi le attribuivano.
Questa pianta è stata largamente usata sia dai Greci che dagli Arabi quale detergente, diuretico e stimolante del flusso mestruale. I decotti a base di fiori e di alcuni semi furono spesso usati quale pratica abortiva. Ma i principi attivi della pianta furono isolati solo alla fine del XX secolo. Dai semi e dalle foglie (meno dai fiori) i ricercatori riuscirono ad elaborare una polvere giallo-bruna contenente dei glucosidi uno ad azione cardiaca la cheirantina , ed uno solforato, la glucocheirolina Questi glucosidi a piccole dosi hanno un potere cardiotonico simile alla digitale ( Digitalis purpurea), ma a dosi elevate sono tossici e producono effetti paralizzanti sul sistema nervoso. Per questo motivo il suo uso è stato abbandonato e bandito dall’uso famigliare.
va a Chlorophytum comosum

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